“Mamma l’ho visto, eccolo eccolo!” Manuele e Davide affacciati all’oblo’ dell’aereo, indicano qualcosa in basso, e poi a destra e a sinistra. “Cosa?” chiedo. Manu risponde: “Il deserto!!”
È bellissimo quando un bimbo punta il dito, tutto felice per aver scoperto qualcosa di nuovo.
Sotto di noi si stendono le immense distese desertiche e rocciose del Marocco. Più avanti la terra ambrata lascia il posto a quadrati verdi di terreni coltivati. Dopo poco cominciamo a scendere e vediamo correre sotto di noi case color rosa mattone. Siamo arrivati a Marrakech, la prima tappa del nostro viaggio in Marocco.
Marrakech ci accoglie con un paesaggio che subito ci sorprende, appena fuori dall’aeroporto ci sono palme e giardini fioriti di rose d’ogni colore. Giardinieri instancabili curano i fiori e le aiuole. Tante aree verdi e bellissime bouganville, non fanno certo pensare di essere ad un passo dal deserto.
Siamo quasi arrivati nel riad dove pernotteremo due notti. All’ingresso di una stradina, troviamo due uomini con un vecchio carretto. Caricano i bagagli e invitano i bambini a salire. Che risate! È divertente essere portati così fino a destinazione. In un vicolo rosa, sotto una graziosa bouganville, c’è la porta del riad Mur Akush. Scopriamo che questo è l’antico nome della città e significa: “Terra di Dio”. Non ho mai visto un riad e mi colpisce il suo clima fiabesco. Sembra di entrare in un mondo antico, dall’enorme, discreta bellezza, celata tra le sue mura. Mi affascina il tipico stile arabo, con un bel giardino interno (il nome riad significa appunto giardino), e una bellissima, grande fontana. Sembra di essere davvero capitati in una favola di Sherazade. Dormire in un riad, è la prima cosa che vi consigliamo di fare, se decidete di visitare Marrakech con bambini.
Nell’aria il profumo di incenso si confonde con il profumo del tè alla menta. Una classica teiera color argento, con quattro bicchieri, sono già pronti per noi insieme ai tipici pasticcini. Questo tè è davvero una delizia! Sui tavolini fatti di tipiche piccole mattonelle, dette zellige, ci sono vasi con tante splendide rose. Mustapha ci accoglie con un gran sorriso, parla bene italiano e ci tiene compagnia con il suo modo di fare allegro e socievole. I bambini notano subito due antichi strumenti berberi posti in un angolo, vorrebbero suonarli e Mustapha con grande pazienza, li invita a suonare il tamburo insieme a lui.
La nostra camera al Riad Mur Akush
Poi saliamo in camera… È un salto in un mondo distante. Le finestre hanno quella forma orientale che adoro e le porte in legno scuro intarsiato, sono una meraviglia. Sui comodini di legno, le lampade cesellate in ferro dorato, contribuiscono ad accendere un’atmosfera da Mille e una notte. L’appartamento è molto comodo, pulito e spazioso. Il letto a baldacchino in legno scolpito a mano e il bagno enorme, pieno di tutti i confort, sono degni di un sultano. Siamo all’ultimo piano, le finestre si aprono sulle chiome verdissime degli alberi del giardino interno.
Uscendo c’è una zona con sedie e tavolino, dove rilassarsi tra le piante. Salendo una scala, si ci affaccia su un terrazzo che dà sui tetti della città. Da qui si vede il minareto e gli stupendi tetti verdi, con le tipiche tegole lucenti che si vedono nelle città imperiali. Scopriremo poi, che il verde è il colore dell’Islam, il colore del paradiso musulmano.
La mattina ci svegliamo riposati e scendiamo a fare colazione. Ci attende il profumo del caffè berbero, fatto con zenzero, cannella e altre spezie. Ovviamente in quanto amante di queste spezie, lo adoro. Mustapha ci serve dell’ottima marmellata di fichi, che spalmiamo su una sorta di pan cake. A tavola ci sono uova, miele, marmellate, yogurt e le arsha. Le arsha sono delle schiacciatine di semola, che qui a colazione abbiamo trovato ovunque. E ovunque la colazione è stata ottima.
Decidiamo subito di iniziare a visitare Marrakech con i bambini utilizzando un mezzo speciale. Davide ama i cavalli, e quindi decidiamo di prendere un calesse per girare la città. Tutto attorno a noi è di color rosa caldo, per strada sfilano davanti ai nostri occhi, le tante botteghe di artigiani al lavoro. Dietro le mura delle case, ci appare solenne e autorevole, il minareto della moschea. Il minareto è un po’ come il campanile delle nostre chiese. Dalla sua cima, 5 volte al giorno si ascolta il muezzin, la chiamata alla preghiera dei devoti di Allah.
Visitare Marrakech con bambini: i giardini di Majorelle
Davide osserva il cavallo che procede al trotto, mentre ci dirigiamo verso la nostra prima tappa: i Giardini di Majorelle. Appena entrati ci immergiamo nel verde delle alte canne di bambù e dei cactus giganti. Poi ci tuffiamo nel blu delle fontane, che si trasformano in laghetti e fiumi pieni di pesci e tartarughe, per la gioia dei bimbi. Qui tra le romantiche ninfee, si specchiano le grandi palme e le rigogliose bouganville colorate. A tratti incontriamo elementi di un giallo intenso, che creano un forte contrasto con il blu oltremare delle mura. I colori così vividi, da sembrare quasi sfacciati, creano un mondo distante da quello esterno. Le zelige a scacchiera dei colori del mare, completano la bellezza di questo mondo fantastico. Gli abitanti potrebbero essere facilmente, Alice e il Bianconiglio. Una destinazione assolutamente da non perdere, se decidete di visitare Marrakech con bambini.
Giardini di Majorelle:
Visitare Marrakech con bambini, piazza Jemaa el Fna
Usciti dai giardini, proseguiamo verso la piazza Jemaa el Fna, con i suoi negozi colorati e profumati di zenzero e cannella. Siamo nella strada delle spezie. Grandi coni di polveri aromatiche dai colori ambrati, sfidano la gravità. I profumi di incenso riempiono le strade. I vicoli sono pieni di oggetti artigianali dalle strane forme. In grossi sacchi colorati e nelle ceste, ci sono fiori secchi dalle mille sfumature, foglie di menta e radici sconosciute. Il rullare dei tamburi ci dà il benvenuto nel cuore della piazza. Jemaa el Fna è un teatro a cielo aperto di artisti e musicisti.
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Qui non si smette mai di suonare, di ballare, di raccontare storie. Sì perché i cantastorie scendono in questa piazza e ogni giorno attraverso musica e danze, raccontano la storia della propria città. Ci sono incantatori di serpenti, con l’ipnotico suono del loro flauto. I ballerini, si muovono seguendo il ritmo degli strumenti tipici. Artiste dell’henné dipingono con grazia e scioltezza le mani delle donne. Cuoche provette vengono a vendere i loro buonissimi e fragranti biscotti. I bambini si divertono a ballare sul ritmo coinvolgente della musica. Rimangono incantati dalle creme e dagli oli, che i mercanti vendono come fossero pozioni rigeneranti, quasi magiche… Al tramonto poi la piazza si mi riempie di fumi e profumi delle bancarelle di Street Food locale e dei colori delle lampade accese.
Facciamo un ultimo giro tra stoffe, tappeti colorati e 1000 lampade di Aladino. Decidiamo di andare a mangiare qualcosa sulla bella terrazza del Caffè de France, da cui ammiriamo la bella Piazza al tramonto. Proviamo un’ottima tajine alle verdure, servita nel tipico piatto di terracotta bollente. Ci servono del pane dalla forma tonda e schiacciata. Per i bambini ordiniamo pollo con le patatine fritte. Tamburi e flauti continuano la loro melodia e i bambini continuano a danzare sulla terrazza. Poi decidiamo di tornare a casa, prendendo un simpatico e colorato Tuk Tuk. Diventerà il nostro mezzo di trasporto preferito a Marrakech, i bambini adorano girare per la città con il tuk tuk.
Devo dire che la piazza di Marrakech, non ha avuto su di noi un forte impatto come credevo. Ci sono numerosi venditori insistenti, che sono però molto rispettosi dei bambini e si fermano di fronte ad un no deciso. A parte questo, la piazza Jemaa el Fna, ha molto incuriosito e divertito i miei bambini.
Visitare Marrakech con bambini, il souk
La mattina dopo, ci aspetta una bravissima guida che si chiama Meriem Ellehas, e che vi consigliamo assolutamente se pensate di visitare Marrakech con bambini. Meriem indossa un tipico djellaba marocchino rosa pallido, (tunica lunga con il cappuccio, comoda e capace di difendere dal caldo) e il velo (l’hijab, che significa, rendere invisibile, celare allo sguardo) anch’esso rosa. Ci colpisce questa semplice bellezza delle donne musulmane. Meriem ci spiega che le donne devono celare la loro bellezza all’esterno, serbandola per i propri cari. I vestiti più belli ed eleganti infatti, vengono indossati in casa.
Partiamo alla scoperta dei vicoli di Marrakech, vediamo dei caravanserragli che ora sono diventati patrimonio dell’UNESCO. Una volta qui, sostavano i mercanti con i loro cammelli e le loro merci, qui vendevano la loro mercanzia e poi ripartivano. Nel caravanserraglio c’era uno spazio per gli animali, una fontana, e un giardino con alberi da frutta. I viandanti, che avevano attraversato il deserto, potevano fermarsi in questi luoghi, dissetarsi e sfamarsi. Questi caravanserragli sono stati lasciati in disuso per molto tempo, ora però verranno ristrutturati. Alcuni sono diventati Spa di lusso, ma ora non si possono più ne’ comprare ne’ vendere, sono un bene che appartiene a tutta l’umanità.
Ci addentriamo nel souk, seguendo la nostra guida, incontriamo carretti trainati da asinelli o tirati a mano. Alcuni uomini stanno preparando i banchetti dove espongono la loro merce. Passiamo davanti al Giardino Segreto, non abbiamo tempo per entrare, ma dalla porta si vedono le bellissime piante che sono all’interno. Qui i bambini possono sicuramente divertirsi a correre e giocare a nascondino.
Andando avanti incontriamo un hammam, un complesso termale tipico marocchino. Uno dei trattamenti più famosi è lo scrub al sapone nero, che serve a rigenerare la pelle. Si viene spalmati di questo sapone nero all’ alga marina dalle proprietà esfolianti e poi strigliati per bene con un guanto ruvido. Il risultato è una pelle liscia e morbidissima.
Il palazzo di Bahia
Siamo diretti verso il palazzo di Bahia, Bahia significa bello, brillante, e il nome gli si addice. Bahia però era anche il nome dell’amante preferita del Gran Visir. Una volta entrati, l’interno è molto più bello rispetto all’esterno. Questo perché secondo l’Islam la bellezza delle strutture, (ad esempio nei riad) come anche la bellezza delle donne, deve essere celata all’interno delle mura della casa.
I biglietti di i gresso del palazzo costano 70 dirham a persona, 30 i bambini. Fino a 3 anni i bimbi non pagano.
Il palazzo è molto grande, 8 ettari, 150 stanze. È diviso in varie zone: c’è la zona amministrativa, l’harem, la zona dove giocavano i bambini, l’area delle concubine, le stanze delle governanti e delle ancelle e le stanze dove viveva il gran Visir. Nella zona amministrativa c’è un bel giardino interno. Questi giardini richiamano l’idea del Giardino dell’Eden, di cui si parla nel Corano. Questo palazzo è una dimostrazione straordinaria di architetture arabo-andalusa. Sul pavimento ci sono le tipiche piccole mattonelle quadrate, realizzate a mano, chiamate zelige. Le zelige sono fatte di argilla e coloranti naturali. All’epoca si usava la menta per il verde, la curcuma e lo zafferano per il giallo, il papavero per il rosso, il carbone per il nero e i lapislazzuli per il blu.
La nostra guida Meriem, ci racconta tante curiosità. I soffitti sono fatti di legno di cedro intarsiato a mano. La parte centrale è realizzata in marmo di Carrara. La parte inferiore è rappresentata da stucchi, fatti di polvere di marmo di Carrara impastata con albume d’uovo. Su questa superficie sono incisi bellissimi motivi arabi. All’interno del palazzo incontriamo un mescolarsi di vari stili. Oltrepassando l’ingresso, notiamo 3 porte diverse: una araba, rettangolare e simmetrica, una porta Berbera dal tipico arco che termina a punta e una porta andalusa, con le tipiche merlature dell’arco. Il soffitto geometrico e simmetrico è arabo.
Ci sono anche delle bellissime fontane, con colorati mosaici. I bambini amano tuffarsi dentro agli arcobaleni, riflessi dalle vetrate coloratissime le finestre. Nei giardini i mercanti sostavano dopo anche 30 – 40 giorni di cammellata nel deserto, durante i quali avevano mangiato solo datteri e bevuto poca acqua. Si rifocillavano con l’acqua abbondante della fontana centrale e la frutta degli alberi presenti nel giardino. Qui si trovavano palme da dattero, banani, fichi, viti, melograni, aranci. Alcuni dei quali sono presenti ancora adesso.
Nell’area dell’harem si trovavano le 4 mogli. La religione islamica permette di avere più mogli, perché in tempo di guerra, un uomo doveva occuparsi anche delle mogli dei compagni deceduti in battaglia. Continuiamo il nostro giro, ci fermiamo nel giardino dove i bambini giocavano. E ancora adesso giocano, rincorrendosi e girando attorno alla fontana bianca e blu. Passeggiamo sotto un mandarino, e incontriamo vari alberi. Si possono facilmente trovare un albero di limone, un pompelmo, un nespolo e arbusti come l’ibiscus, il mirto e piante officinali. All’interno del palazzo c’è anche una Moschea da un lato e una Madrasa dall’altro, ovvero una scuola coranica dove gli hammam (persone tra le più colte e istruite, che diventano guide spirituali) insegnano lo studio del Corano.
Attraversiamo le stanze dove il re dava le feste. In un lato suonava l’orchestra e spesso c’erano danzatrici che ballavano la danza del ventre. Famosa, oltre alla danza del ventre, era la danza del vassoio, durante la quale la danzatrice doveva danzare, portando sulla testa un vassoio con del tè e contemporaneamente servire gli invitati. Queste ballerine dovevano essere delle vere acrobate!
Tutto il palazzo è meraviglioso, c’è da perdersi in tanta bellezza.
Visitare Marrakech con bambini, la Kasbah
Usciamo e continuiamo il nostro cammino per le strade della città. Attraversiamo il quartiere ebraico, notiamo che sulla cima di un palazzo, una cicogna ha fatto il suo grande nido. Oltrepassiamo un muro che una volta segnava il confine tra il quartiere ebraico e il quartiere kasbah (città fortificata che è l’antica dimora patriarcale). Ora il muro è stato aperto e si può passare oltre questa barriera.
Dopo aver visto la moschea con il bellissimo minareto di koutoubia, edificati nel XII secolo, ritorniamo per un ultimo saluto alla piazza Jemaa El fna. Diciamo addio ai cantastorie, i musicisti e tutti gli artisti locali, che animano il centro della città. La sera proviamo la tipica Pastilla, una torta semi dolce rivestita di pasta sfoglia, con un ripieno di carne, verdure, spezie. E come se non bastasse, lo strato esterno è fatto di mandorle tritate, zucchero e cannella.
Al mattino dopo colazione, dobbiamo lasciare il Riad Mur Akush. Diciamo addio anche al simpatico Mustafà, che ci lascia con il tipico saluto marocchino, “inshallah”, che vuol dire: “se Dio vuole… Ci rivedremo!”
Leggi anche:
Il nostro itinerario in Marocco con bambini
Ho seguito il vostro viaggio in Marocco nelle storie di Instagram, un viaggio stupendo che, grazie ai vostri consigli, spero che potremo fare anche noi prima o poi!
Spero vi capiti presto un viaggio in Marocco!!!
Avete fatto un viaggio bellissimo. Marrakech è meravigliosa; molti consigli e info utili nel vostro articolo: da tenere presenti quando organizzeremo un viaggio lì ?
Grazie mille per i complimenti! Ti auguro con tutto il cuore di fare questo viaggio!
Ci avete fatto sognare ad occhi aperti è un paese sicuramente meraviglioso che offre davvero molto dalla città caotica e movimentata, alle spiagge, al deserto per non parlare della gente cordiale e sorridente grazie per tutti i consigli ci facciamo un pensierino 🙂