Apriamo lo sportello dell’auto, l’aria fresca e pulita ci inonda e si riversa leggera sul viso. Siamo a 2260 metri di altezza. Qualche passo e oltre il muro, si fa largo l’infinito splendore delle montagne dell’Alto Atlante. Ci siamo appena incamminati da Marrakech verso il deserto di Merzouga.
Ai nostri piedi il panorama si increspa, creando un saliscendi di meraviglie. La strada con i suoi tornanti crea un solco tra le montagne, sembra un sinuoso serpente che discende le antiche rocce.
Come un volto di donna, che nonostante l’affiorare delle rughe è ancora bellissima, queste montagne ci rubano gli occhi che diventano immobili. Ci perdiamo nell’azzurro di un cielo limpidissimo che ci regala profondi orizzonti, belli e puri come gli occhi ingenui di una bambina.
Capiamo subito che il Marocco è tutto da scoprire, una meravigliosa caccia al tesoro ci attende. Tra queste alture incontriamo la preziosa guida che ci accompagnerà attraverso tutto il Marocco, Mustapha.
Da Marrakech verso il deserto attraverso il passo di Tzi-n-Tichka
Attraversiamo il passo Tzi-n-Tichka, passando vicino ad alcuni agglomerati di case rossicce, sembrano castelli di sabbia che spuntano dalla roccia. Sono i villaggi berberi, costruiti con paglia e fango, molti dei quali tuttora ancora abitati. Man mano che saliamo la temperatura si abbassa, incontriamo scorci a strapiombo sul fiume e zone verdi ricche di pini. Le cime delle montagne in lontananza sono imbiancate dalla neve. La strada è piena di curve e dobbiamo rallentare, perché Davide soffre il mal d’auto.
La kasbah di Ait Ben Haddou
Ci fermiamo vicino alla kasbah (villaggio, fortezza, dove vi è il castello del signore del luogo, ovvero l’antica dimora patriarcale) di Ait Ben Haddou, sul fianco di una collina lungo il fiume Ouarzazate. Questa è la famosa sede di studios cinematografici, dove sono stati girati film di fama internazionale. Il villaggio con le torri color ambra, è circondato di palme. Notiamo le piccole finestre rettangolari e i disegni arabi che ne delimitano i contorni. Queste case perfettamente ricostruite, viste da lontano sembrano casette del presepe, scolpite da un’artista locale. Quando ci avviciniamo poi, notiamo piccole macchie di colore prendere forma, bambini che corrono tra i vicoli, donne che vanno al mercato, uomini che stendono su fili coloratissime stoffe e tappeti, creando metri e metri di arcobaleni.
Proseguiamo il cammino, la terra prende forme sempre più belle e bizzarre, giochiamo come si fa con le nuvole ad immaginare a cosa assomigliano. Per strada, i bambini vendono piccoli dromedari, fatti di palme intrecciate a mano.
Da Marrakech verso il deserto visitando l’antica Kasbah di Skoura
Arriviamo alla kasbah di Skoura, con le sue torri che sembrano ricamate. Facciamo il tour con una guida parlante italiano. È davvero tutto interessante, la kasbah è un piccolo museo a cielo aperto di oggetti del XII secolo. Le mura sono fatte di piccole pietre, mischiate con paglia e fango, vengono costruite a strati lasciandole man mano asciugare. Ogni 5 anni vengono ristrutturate. Il posto è suggestivo, vediamo utensili antichi e un vecchio pozzo, le stanze dove si dormiva e pregava insieme all’Imam (la figura religiosa che noi chiameremo prete). Immaginiamo come doveva svolgersi la vita un tempo… I bambini girano incuriositi in questo enorme e antico castello di sabbia.
Attenzione solo ai muretti, le finestrelle e il pozzo, sono un po’ bassi e non proprio a prova di bambini piccoli, ma basta stare attenti.
Ci rimettiamo in marcia, percorriamo un paesaggio lunare, le rosse montagne rocciose a destra e poi a sinistra, ci fanno sentire catapultati in un altro meraviglioso pianeta. Nel frattempo la nostra guida, ci racconta la sua storia di nomade che ha cambiato vita (leggila qui).
Tutto ad un tratto notiamo una macchia azzurrissima in lontananza. È un piccolo lago, uno specchio turchese che crea un incredibile contrasto di colore con la terra color terracotta e le montagne rossicce sullo sfondo. Per strada vediamo tanti asinelli, la maggior parte vivono liberi in queste zone desertiche. Ad un certo punto dobbiamo frenare, un grosso gruppo di pecore e il pastore che cerca di tenerle a bada, devono attraversare, per la gioia dei nostri piccoli.
Da Marrakech verso il deserto attraverso la Valle delle Rose
Proseguiamo attraverso la Valle delle rose, qui le donne chine su verdi campi, lavorano senza sosta. Alla fine della giornata le ceste e gli scialli saranno colmi di boccioli dall’intenso profumo. Lungo la strada i bambini, vendono piccole ghirlande a forma di cuore, fatte di delicatissimi boccioli di rose. Qui tra aprile e maggio c’è il Festival delle rose, durante il quale si può assistere alla raccolta e lavorazione di questi fiori. Inoltre si possono acquistare profumi, saponi e la famosa acqua di rose. Questi fiori vengono colti ad uno ad uno a mano. Probabilmente la rosa venne portata in queste zone da qualche mercante dalla Persia, percorrendo le rotte carovaniere che attraversavano il deserto. I campi ricchi di cespugli di rose si estendono per 50 km. Solitamente la zona è chiusa al pubblico, per questo consigliamo di non perdere il Festival delle rose.
La Velle del Dades e le Monkey fingers Mountain
Giungiamo poi alla Valle del Dades, ci troviamo davanti montagne dalla forma bizzarra, che hanno il soprannome di Monkey fingers Mountain. Ci sembra di essere capitati su Marte, le incandescenti sfumature del tramonto accendono la roccia, che si trasforma in un falò scoppiettante. Cerchiamo di catturarne la bellezza e racchiuderla in una foto, per portarne un pezzetto via con noi.
Siamo di nuovo in auto, intratteniamo come possiamo i bambini con giochini e canzoncine. Succede che, nei momenti più duri e dopo tanto cammino, si dimostrano più forti e pazienti. Finalmente arriviamo al Riad des Vieilles Charrues dove passeremo la notte, si trova in mezzo al nulla, ma io amo i deserti. La struttura non è delle migliori, anche se molto caratteristica, ma cosa si può volere in pieno deserto? Abbiamo però mangiato divinamente e in bagno c’era un buonissimo sapone alle rose.
Dopo colazione ripartiamo, la nostra guida questa mattina ha indossato il tipico abito berbero con il grande turbante. Lui che dice di essere per il 60% berbero e per il 40% arabo. Nel pomeriggio saremo tra le dune del deserto!
Come un nastro grigio, la strada infinita si srotola davanti a noi. Tutto intorno solo polvere e rocce rosse. Passiamo vicino ad una miniera d’oro ancora attiva, di proprietà del re Mohammed VI. Attraversiamo montagne sulle cui pareti sono incise parole in lingua araba. Mustapha dice che sono scritte le tre cose più importanti per il Marocco: Allah, la terra e il re del Marocco. Di tanto in tanto passiamo all’interno di qualche piccolo paese semideserto. Incontriamo spesso alcune strutture tutte colorate, circondate da mura sulle quali sono dipinte grosse strisce di tanti colori, sono le scuole e le vediamo in ogni paese del Marocco che attraversiamo.
Da Marrakech verso il deserto passando per le Gole del Todra
La strada è ancora lunga verso il deserto, incontriamo ancora paesaggi spogli e meravigliosi. Poi dal nulla vediamo spuntare una macchia verdissima, è un rigoglioso, immenso, palmeto che si estende ai piedi di un villaggio berbero. Un’oasi dove i viandanti del passato si rifocillavano dopo il lungo percorso. Finalmente eccoci ai piedi delle spettacolari Gole del Todra.
L’atmosfera che pervade questi luoghi è tale da trasportarci in un mondo lontano… Immagino Alì Babà che di fronte alla rupe dice le parole magiche: ”apriti sesamo!” Ci immergiamo tra due pareti rocciose altissime rosso fuoco. (alte fino a 300 metri) Al centro scorre un verde ruscello, dove i bambini si divertono lanciando sassi nell’ acqua trasparente.
Una sosta e riprendiamo il viaggio, ancora strade polverose, capre, asinelli e la bellezza del silenzio. Ad un certo punto notiamo un animale più grosso degli altri, è il nostro primo dromedario avvistato. Manu e Davide non stanno più nella pelle, chiedono in continuazione quanto manca per arrivare nel deserto. Durante il percorso leggo loro una favola, che racconta del perché i dromedari e i cammelli hanno le gobbe. Di tanto in tanto la musica araba messa da Mustapha, allieta il nostro cammino.
Facciamo una sosta vicino ad un negozio che vende tipici abiti berberi. Anche se è un’usanza turistica, i bambini hanno voglia di indossare gli abiti con tanto di turbante e anche noi non ci tiriamo indietro. Il risultato è abbastanza divertente!
È ora di mangiare qualcosa e per fortuna troviamo un ristorante in mezzo alla terra desertica. Pranzo con vista sul nulla, sembra strano, ma dà un senso di infinita libertà. Questa struttura è incredibilmente stata scelta come punto di ristoro da decine e decine di uccellini, in cerca di cibo e acqua, che ci allietano con il loro canto. Qui mangiamo degli ottimi spiedini di carne, che ai bimbi piacciono tanto.
Manuele chiede a Mustapha come riesce a mettere il suo turbante, e lui è pronto a mostrargli la sua tecnica, srotolando metri e metri di stoffa azzurra. Pronti via, siamo di nuovo per strada, incontriamo altri dromedari, che con il loro passo felpato procedono lenti in lontananza. La canzone più quotata in auto è ovviamente il cammello catalitico. Per strada vediamo dei cumuli di sabbia e pietra, sono degli antichi pozzi berberi. Ci addentriamo tra i cunicoli di questi pozzi ormai asciutti, scoprendo un labirinto sotterraneo dove forse chissà, qualcuno ha nascosto un tesoro…
Da Marrakech verso il deserto – sosta a Erfoud città dei fossili
Risaliamo in auto e dopo un po’ giungiamo ad Erfoud dove c’è una fabbrica che lavora fossili. Si perché qui una volta, tra questi canyon c’era il mare. Nelle vicinanze c’è una zona molto estesa dove ci sono tantissimi ritrovamenti di fossili, e anche ossa di dinosauro, che hanno oltre 300 milioni di anni. Davvero un grande tesoro che la terra ci lascia scoprire. A 30 km dalla fabbrica c’è una cava, dove viene estratto il marmo fossilizzato pieno di meravigliosi fossili, che poi viene lavorato qui.
All’ingresso della fabbrica c’è una grossa pietra, sulla quale notiamo alcuni esemplari di molluschi ortocerati e ammoniti. Osserviamo gli uomini all’opera, che con piccoli scalpelli e strumenti di precisione, fanno venire fuori le forme di vita dalla roccia. Una grossa ruota dentellata taglia la pietra, che poi viene lavorata da mani esperte. Gli artigiani con le macchine levigatrici, rendono il marmo lucido e splendente. Qui viene realizzato ogni tipo di oggetto in marmo contenente elementi fossili: tavoli, lavandini, vasi, specchi e anche gioielli. Il tutto per pochi euro, non credevo avrei mai visto tanti fossili tutti insieme.
Erfoud è famosa anche per le tempeste di sabbia che l’avvolgono spesso (fortunatamente non quando siamo stati noi) e per il Festival dei datteri che si svolge a fine ottobre. Ci sono tantissime specie di questo frutto sublime, se ne possono assaggiare di ottimi e per tutti i gusti.
Ormai ci siamo, ci troviamo alle porte del deserto, ancora qualche chilometro e raggiungeremo una delle nostre mete più sognate.
All’orizzonte appaiono le prime morbide dune, non è né sogno ne’ miraggio, solo pura realtà!
L’avventura nel deserto continua…
Quanto tempo ci vuole per arrivare da Marrakech verso il deserto
Da Marrakech ci vogliono 5-6 ore di auto, (ci sono molte curve e se i bambini si disturbano in auto, ci vogliono 6 ore circa, con varie soste e luoghi da vedere) per arrivare nella Valle del Dades, dove abbiamo pernottato. Ci vogliono altre 5 ore per raggiungere il deserto, dove abbiamo dormito in tenda. Questa parte del viaggio è quella più dura per i bambini, (i miei hanno 3 e 6 anni) che però l’hanno affrontata benissimo. Ogni luogo ha destato in loro curiosità e non si sono annoiati. Il deserto poi è stata la meta da loro più attesa, che ha ripagato la stanchezza con le sue meraviglie.
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Foto meravigliose che raccontano di un viaggio entusiasmante! Diversi amici sono andati in Marocco di recente e, dopo aver letto questo articolo, abbiamo proprio voglia di vivere questo viaggio!
Te lo auguro con tutto il cuore! Un viaggio mozzafiato, dai paesaggi diversi e stupendi… un viaggio neanche troppo caro … che non guasta mai!
Il Marocco mi era piaciuto tantissimo e infatti vorrei tornare con i bambini, credo ne rimarrebbero davvero affascinati
Il Marocco ci è piaciuto tantissimo per i suoi paesaggi vari. I bambini hanno apprezzato tanto le montagne, le gole, gli asini in libertà ovunque, le scimmiette nella foresta di cedri e tante altre cose. Poi i marocchini quando vedevano i bambini facevano di tutto per farli divertire!
Che bello che deve essere, sono stata in Marocco senza bimbi visitando solo Marrakech e Essaouira, spero di tornare con loro e poter esplorare questa parte!
Ti auguro di ritornarci perchè devi vedere assolutamente in deserto e soprattutto tutta la zona che percorri per arrivarci… un sogno!
Non avevo idea che ci fosse una così grande varietà di paesaggi in Marocco. In che periodo ci siete stati?
Siamo stati nel lungo ponte da pasqua fino ai primi di maggio. Eh si, il Marocco ha stupito anche noi per la sua varietà e straordinaria bellezza!
Ti ho seguita sui social nel tuo viaggio in Marocco e mi hai fatto venire voglia di andare con i bambini. Prenderò appunti dal tuo post. ?
mi fa davvero piacere, il Marocco è un luogo speciale con gente speciale, che mi rimarrà sempre nel cuore!! te lo consiglio con tutto il cuore!