Passeggiando tra dame, cavalieri e profumi di dolci
Le porte della funivia si chiudono e saliamo. Man mano che andiamo su vediamo le casette arroccate. Appena arrivati le porte si aprono, ma non ci troviamo più nel 2019 bensì nel medioevo. Forse è perché si trova sulla cima di una montagna, ma la città medievale di Erice è perfettamente conservata, sembra uscita da un libro di cavalieri. Di fronte a noi c’è la porta della città, è la porta Trapani, che attraversiamo come se stessimo entrando in un mondo diverso, remoto.
Le stradine acciottolate ci portano ancora più in alto, a scoprire Erice e le sue cento chiese. Vediamo il duomo e la torre campanaria, dal bellissimo fascino antico. Ci inerpichiamo immergendoci nel labirinto di vicoli, tra i negozietti di souvenir e artigianato locale. I bambini si fermano a guardare i cesti pieni di spade di legno per veri cavalieri.
All’improvviso sentiamo un meraviglioso profumo, siamo giunti vicino alla pasticceria Maria Grammatico. Questo negozio è famoso per i suoi dolci e per la sua storia. Si dice che la proprietaria, Maria Grammatico appunto, abbia rubato la ricetta alle suore del convento di clausura. Mi ha colpito questa storia e te la voglio raccontare.
Maria Grammatico, la pasticceria della città medievale di Erice
Era il periodo in cui imperversava la guerra, Maria era orfana di padre e venne mandata a 11 anni in convento, insieme ad una sorella, perché la madre non riusciva a dar da mangiare a tutti e 6 i figli. C’era grande povertà soprattutto in Sicilia e ogni giorno c’era un nuovo lutto. Nei 15 anni in cui è rimasta nel convento di San Carlo, questa bambina, ha imparato dalle suore l’arte dolciaria. Le suore erano bravissime pasticcere, ci sapevano fare soprattutto con pasta di mandorle. I dolci venivano venduti per comprare da mangiare. La vita era molto difficile, le giornate erano scandite dalla preghiera e dalla preparazione di biscotti e pasticcini, che venivano preparati di notte.
Le suore però erano molto gelose delle loro ricette e Maria di notte le spiava da una botola posta sulla soffitta, per carpirne i segreti. Memorizzava dosi e ingredienti, che poi si appuntava su alcuni fogli. Maria era affascinata dal modo di preparare i dolci e dalla manualità di una suora in particolare, che creava piccoli capolavori. Appena uscita dal convento si aprì un negozio piccolissimo con l’aiuto della madre. All’inizio aveva solo il forno a legna e una macchina con la manovella per tritare la mandorla, non un coltello, non una forma. Piano piano è andata avanti, ha comprato un pezzo alla volta, fino a raggiungere il successo che oggi ha. La sua storia è scritta in un libro intitolato “Mandorle amare”.
I dolci più famosi preparati in questa pasticceria, sono ovviamente i dolci alla pasta di mandorle dalle tante varietà, ad esempio ripieni di conserva di cedro. Poi ci sono i “mustazzoli”, i “quaresimali” e i “minni di Virgini” (seni di Vergine). Da provare sono anche le genovesi, fagottini di pasta frolla ripieni di crema pasticcera. Se ne trovano con ripieni di vari gusti, come pistacchio, cioccolato o ricotta. Questi dolci si chiamano così perché nel secolo scorso i siciliani intessevano intensi scambi commerciali con i genovesi. Si crede dunque che questo pasticcino sia stato inventato in onore dei genovesi. La forma infatti dovrebbe ricordare il cappello dei marinai che un tempo affollavano il porto di Trapani. I più romantici però pensano che sia stata una ragazza di Erice a creare la ricetta, innamorata di un marinaio genovese. Mangiati caldi, con lo zucchero a velo spolverato sopra, sono ottimi!
Dopo una doverosa sosta in pasticceria proseguiamo il cammino. Saliamo fino a vedere i tetti del paese, fatti di antiche tegole e vecchi comignoli. Arriviamo su una terrazza dove si erge il castello di Venere con le sue torri merlate. Un castello pieno di storia e leggende che parlano di Erix figlio di Afrodite, che affrontò Ercole per difendere la città.
La fantasia vola insieme allo sguardo…Appena sotto di noi, spunta su uno spuntone di roccia la Torretta Pepoli a picco sul nulla. Da quassù si vedono le saline, il mare, la costa, e le isole Egadi! 360 gradi di stupore e bellezza.
Consigli per arrivare e visitare la città medievale di Erice
Per raggiungere Erice si può salire in auto oppure prendere la funivia dal centro di Trapani. Noi abbiamo optato per la funivia anche per assecondare i bambini e godere di una vista spettacolare. L’auto in questo caso si lascia proprio nel parcheggio della funivia. il costo del biglietto A/R è di 6,50 € per adulti, 4 € bambini dai 3 ai 16 anni, gratuito per i più piccini. Per orari ed ogni altra informazione clicca QUI.
Si sale abbastanza in alto, quindi consigliamo di mettere una maglia o meglio un giubbotto a vento. La città infatti è ventosa e qualche volta si trova anche un po’ di nebbia. Erice è un luogo da inserire assolutamente nelle tappe di viaggio, perché unica e molto suggestiva.
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