E così, quando il sultano si adagiò sul letto, Sherazade cominciò a raccontare…
Chilometri di asfalto si srotolano davanti a noi, tra prati inondati di sole e morbide colline. Il nord del Marocco si dipinge d’un verde brillante. Facciamo una sosta, i bambini corrono nell’erba giocando a rincorrersi. Ci rimettiamo in marcia, il verde incontra il giallo lucente del grano, i campi falciati creando un divertente disegno di geometrie.
Non posso crederci, immense e infinite distese dorate accarezzate dal vento. Un manto giallo che riflette di mille bagliori nella luce di mezzogiorno. Tutto è oro intorno a noi. Poi il giallo improvvisamente si alterna ad una pianura rossa di mille papaveri che si perdono all’orizzonte. Dico a Mustapha di fermare l’auto e mi tuffo in queste spighe, le accarezzo camminando piano. È un mare che brilla di sole e sudore.
Riprendiamo la strada dorata che porta alla città incantata. Siamo diretti a Chefchaouen, la città blu del Marocco, con i bambini. Ci sentiamo un po’ come Dorothy, lo spaventapasseri, l’uomo di latta e il leone, verso la città di Smeraldo. Abbassiamo il finestrino, l’aria è più fresca adesso, davanti a noi si innalzano le montagne del nord del Marocco. Alcune donne risalgono la via portando sulle spalle grandi fasci d’erba, hanno in testa uno strano cappello di paglia ricoperto di pompon colorati. A picco sulla roccia un pastore richiama le sue pecore. Incontriamo donne che vendono le arance lungo la strada, vestite con abiti di lana coloratissimi.
Chefchaouen la città blu del Marocco con i bambini
Tra le case si apre ad un tratto un belvedere, come uno squarcio improvviso su una tela, si svela a noi il panorama tanto atteso. Appena sotto di noi eccola lì, Chefchaouen la città blu, con le sue casette dalle sfumature azzurre abbarbicate alla montagna. Sembra di essere arrivati alla citta blu del regno dei Munchkin, descritto nel libro “Il mago di Oz”. Allora esiste davvero, non è solo un’illusione o un’immagine vista in una foto irreale. La perla blu del Marocco è proprio davanti a noi!
Chefchaouen significa “guarda le vette” e infatti la città sorge ai piedi delle montagne c,he la custodiscono e l’avvolgono. Raggiungiamo l’ingresso della città, qui scorre un torrente che sfocia in una piccola cascata.
Anatre, oche e pavoni giocano in acqua, mentre le donne lavano i panni come un tempo. Sul gradino della piccola cascata vediamo i tavolini di un bar, qui si può bere qualcosa con i piedi immersi nell’acqua fresca, godendo di un’insolita vista.
Superiamo l’ingresso della città, e veniamo inondati da tutto questo azzurro. Ci lasciamo assorbire dal senso di pace e serenità del luogo. Chefchaouen è un mondo fatato, è come se la bacchetta di una fata avesse ricoperto le case di una magica polvere di turchesi e zaffiri.
Azzurre sono le mura delle case, le strade, le scale, le porte. Perfino i tombini, le lampade poste vicino gli ingressi, le vetrine dei piccoli negozi, le grate alle finestre, i vasi, e le cassette delle lettere e quelle dei fili elettrici. Tutto è azzurro, anche la nebbia che di primo mattino avvolge le montagne. Il blu ha ingoiato ogni cosa, un’atmosfera eterea e silenziosa ricopre tutto il paese, sembra di essere sott’acqua. Eppure non abbiamo nemmeno gli occhiali blu, come Dorothy e i suoi compagni, che attraversarono la Città di Smeraldo indossando occhiali dai vetri verdi. Non è un miraggio, qui è tutto vero!
Chefchaouen un po’ di storia
Furono probabilmente gli ebrei venuti da Granada che cominciarono a dipingere tutto di azzurro. Un tempo le finestre erano dipinte di verde, il colore della tradizione mussulmana, negli anni ’30 poi tutto divenne azzurro. La città restò chiusa agli stranieri fino al 1920, quando fu occupata dagli spagnoli. Soprattutto era proibita ai cristiani, entrarvi significava essere condannati a morte. Oggi invece è un paese meraviglioso che richiama sempre più turisti.
Tra le colorate botteghe degli artigiani
Vogliamo scoprire ogni angolo di questa città, oltrepassiamo i piccoli archi azzurri e ci inoltriamo nei vicoli. I meravigliosi negozietti vendono tappeti e stoffe, cestini intrecciati per il pane, sacchi di pigmenti di colore, saponi profumati e piramidi di arance. Le botteghe con la vivace merce esposta, creano delle sgargianti macchie di colore, donando tonalità ancor più allegre alla città. I preziosi tappeti stesi si innalzano nel vento, trasformandosi in tappeti volanti, ed è magia…
Entriamo in un piccolo, meraviglioso negozio, dove un artigiano tesse seduto ad un antico telaio. Ci fa un cenno per farci avvicinare, le sue mani esperte e veloci creano un tappeto dalle giocose e vivaci geometrie. Qui molti artigiani tessono la lana e la fibra di agave, creando piccoli capolavori. Il negozio è pieno zeppo di ogni tipo di stoffa, un bellissimo collage di colori accesi.
Dopo aver acquistato stoffe bellissime continuiamo il nostro cammino, ci fermiamo in un negozio di saponi dai mille profumi e dalle essenze più strane. Compriamo spezie e pigmenti di colore per i bambini che adorano dipingere.
Manuele e Davide rincorrono i tanti gatti su per le scale azzurre. Questo posto di montagna con i muretti bassi intonacati, ci fa ripensare paradossalmente alle isole della Grecia.
Ci fermiamo in un negozietto per provare un dolcetto tipico dalla particolare forma. Incredibilmente il ripieno mi ricorda la nostra pastiera napoletana e la pasta sembra quella dei tipici dolci sardi. Questo posto è una continua sorpresa.
Chefchaouen ha diverse scale, si sale e si scende, ma non è difficile da girare con i bambini, in più è un posto molto tranquillo.
Continuiamo ad ammirare le vie di Chefchaouen con i bambini, verso l’ingresso della città incontriamo un funerale, gli uomini trasportano la bara fuori città intonando un canto e una preghiera. Le donne si stringono intorno alla vedova che resta sull’uscio di casa. Una donna bacia una volta la vedova su una guancia e numerose volte sull’altra guancia, ogni bacio è accompagnato da una benedizione. Siamo riusciti a cogliere un momento tanto intimo quanto inaspettato. Ogni frammento di vita e cultura che riusciamo ad afferrare, porta in se una grande ricchezza…
Dove mangiare e dove dormire a Chefchaouen la città blu del Marocco con i bambini
Nel pomeriggio andiamo alla ricerca del parco giochi della città, che si trova poco dopo la bellissima piazza.
Dopo tanto giocare ci è venuta fame, andiamo a mangiare in un economico e ottimo ristorante: Lala Mesouda. Ordiniamo una Pastilla, fatta di pasta sfoglia ripiena di pollo, mandorle tostate e tritate, spezie, zucchero e cannella. Poi arriva al nostro tavolo una gustosissima tajine con polpette di manzo, salsa di pomodoro e un uovo al centro, che bontà!
Siamo stanchi ma felici, ora è tempo di andare a dormire. Torniamo al nostro hotel: Riad Dar Yakout, ovviamente blu, in perfetto stile marocchino. La mattina alle 5.00 ci sveglia il muezzin, la chiamata alla preghiera. Ci affacciamo dalla piccola finestra e vediamo i caratteristici comignoli bianchi e azzurri, sembrano essere i camini delle case di fate o elfi.
Facciamo una stupenda colazione sul terrazzo dell’hotel, che si affaccia sulle montagne e sulla meravigliosa città. Assaggiamo il miele che qui è squisito, l’ottima spremuta d’arancia, le solite arsha con il formaggio di pecora e le buonissime olive. Siamo in paradiso!
Purtroppo però anche questa avventura finisce qui e dopo due splendidi giorni vissuti a Chefchaouen dobbiamo ripartire. L’ultima nostra tappa sarà la città imperiale di Fes.
Ma a proposito, perché Chefchaouen è blu?
Forse perché blu è il colore del cielo e del paradiso, o forse perché questo colore tiene lontane le zanzare. O, come dice la nostra guida, perché il blu è il colore che porta fortuna e scaccia il malocchio. Che città incantevole, è un desiderio che diventa realtà, una magia che si compie davanti ai nostri occhi. Sarà per questo che la chiamano la “Perla Blu del Marocco”.
Sherazade aveva terminato la sua storia. Calò il silenzio. “Che magnifica storia!” Esclamò il sultano. Sherazade sorrise. “Non è niente in confronto a quella che vi racconterò domani”, disse, “se mi concedete di vivere”. “D’accordo”, acconsentì il sultano, “ti lascerò in vita ancora un giorno”.
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Che meraviglia! Un racconto favoloso e un luogo incantato che abbiamo messo nella lista dei desideri! Complimenti!
Annalisa grazie mille! il tuo feedback ci fa davvero piacere!