Apro la cesta di vimini bianca e azzurra, sento quello scricchiolio familiare. Sistemo i piatti, i bicchieri e le posate, ognuno al suo posto. I sandwich e la frittata di spaghetti sono pronti. Spesso mi piace portare in alternativa un cous cous, fatto da me in modo un po’ particolare. I bambini entrano in cucina e guardano la cesta esclamando: ”picniiiiiic!!!”
Dunque, tutto pronto? Andiamo!
Appena l’auto parte sento quella sensazione, quel piacevole brivido che sale dentro quando il viaggio è imminente. Finalmente dopo tanto tempo torniamo a partire. Lo scenario cambia ed io respiro libertà a pieni polmoni. Voglio riempire i miei occhi di tutta la bellezza della natura.
A destra e a sinistra della nostra auto tutto si tinge di verde, gli alberi si fanno più fitti, ed ecco che appaiono le montagne. Come eleganti dame d’altri tempi vestite di seta verde, le montagne ci accompagnano seguendo la via. Si alternano olivi, viti, alberi da frutto, campi di granturco, campi arati dove un trattore procede lento e un piccolo camion trasporta poco alla volta i covoni. Siamo in un posto che sembra abitato solo da uccelli, qualche contadino, e un allegro spaventapasseri. Poi d’un tratto vedo una grande distesa dorata, no non mi sbaglio, è grano. Dico a Fabio di fermarsi e scendo con la macchina fotografica in mano.
Il sole di mezzogiorno riempie il grano di tante pagliuzze lucenti, che magia, starei ore ad osservare le spighe nel silenzio. Le lancette rallentano, i suoni sembrano ovattati, i cinguettii degli uccelli e qualche ronzio sono l’unica musica udibile da queste parti. Mentre sono incantata e intenta a fotografare, Manuele mi chiama, “mamma vieni a vedere”. Poco distante c’è un altro immenso campo di grano verde, dove le spighe si alternano a centinaia di papaveri di un rosso splendente. Non ci credo, sembra di essere in un quadro. La luce di giugno accende i colori e scalda gli animi, attimi di bellezza che cerco di afferrare e trattenere. Chiedimi cosa voglio di più!? Eppure il bello deve ancora arrivare.
Saliamo sempre più su, lungo una stradina che si affaccia a picco sulle montagne. I monti ci avvolgono, passiamo dentro un fitto bosco di alti alberi dal tronco sottile, osservo le radici che come grosse mani nodose si aggrappano al terreno. Il profumo del bosco ombroso ci fa sentire vivi come non mai, questa è zona di lupi e cinghiali, ma sappiamo che è raro incontrarli purtroppo. Dopo un po’ giungiamo alla nostra prima tappa, l’Agriturismo la Falode.
Il posto è incantevole e si trova poco distante dal Lago del Matese. Lungo il confine incontriamo delle bellissime cavalle con i loro puledrini e salutiamo le mucche vicino ad un capanno. Camminiamo sul prato verde ai piedi di grossi alberi frondosi, vediamo i tanti tavoli e i barbecue dove fare un bel picnic. Stendiamo la nostra tovaglia rossa a quadri sul tavolo di legno spazioso e posizioniamo la cesta. Il picnic ha inizio, ma non prima di aver fatto qualche tiro al pallone e una corsa tra mille margherite, sotto la supervisione di due meravigliosi aceri rossi. La zona è bellissima e in settimana si può godere ancor più del silenzio del posto.
Dopo qualche discesa sugli scivoli colorati e una nuova conoscenza con una bimba di nome Lucia, ripartiamo verso il Lago del Matese. Dall’alto il panorama è un romantico acquerello di verdi e azzurri, non vedo l’ora di avvicinarmi. Lungo la strada sentiamo uno strano suono, è un forte gracidio che si alterna ai richiami di uccelli acquatici. Ci fermiamo sulla prima stradina che scende sulla destra e giungiamo vicino alla riva del lago. Fermiamo l’auto e corriamo, più ci avviciniamo e più il gracidare diventa intenso. Se il rumore, è come penso un coro di rane, allora ce ne devono essere davvero tante.
I bambini si avvicinano all’acqua curiosi, calpestano le canne secche che ricoprono la riva facendole scrocchiare rumorosamente. Piccole rane a decine e decine, spaventate dalla nostra improvvisa intrusione, saltano qua e là nascondendosi sul fondo. Tanti cerchi si allargano sopra la superfice liquida, questo luogo pullula di vita. Continuiamo a camminare increduli e tante altre rane fuggono gracchiando contrariate.
All’inizio non riusciamo a vederle, ma con un occhio più attento riusciamo a scovarle, mimetizzate tra le canne e nascoste sotto le foglie. Ne avvistiamo una di un verde brillante con dei puntini neri sul dorso e un’altra dalle striature marroni, ci guardano curiose con i loro occhi gialli. Non è meravigliosa la natura?!
Alzo lo sguardo, non mi ero guardata ancora attorno, il lago è un placido specchio azzurro dove le nuvole giocano a rincorrersi, le montagne racchiudono questo scrigno in un abbraccio. Al centro dell’acqua c’è una grande macchia verde, dietro il fitto sipario di canne si muove qualcosa, è una famigliola di anatre. Ascoltiamo il richiamo di altri uccelli, ma abbiamo fatto troppo rumore e non avendo con noi il binocolo, è difficile poterli avvistare.
Passeggiamo lungo il perimetro del lago, su per le narici salgono i profumi di menta ed altre erbe selvatiche, tantissime libellule dalle livree colorate si librano in volo una dopo l’altra davanti a noi. È la magia di un posto dimenticato che oggi si svela a noi. Man mano che camminiamo lo scenario cambia leggermente, la parte di lago stagnante e paludosa lascia il posto a sponde più limpide ed erbose. Qui le greggi di pecore si vengono a dissetare, guidate dal fedele grande cane bianco, mentre il pastore all’ombra si riposa.
Ripartiamo per vedere cosa altro si cela in questo meraviglioso Parco del Matese. Andiamo alla scoperta degli altri due laghi, si perché i laghi in questa zona sono tre: il lago del Matese, il lago di Letino e il lago di Gallo, questi ultimi due sono artificiali. Sulla cima di una montagna, liberi e meravigliosi, vediamo un gruppo di cavalli che mangiano indisturbati.
Risaliamo verso il Castello di Letino, fiero con le sue due torri possenti, immaginiamo la storia di re e principesse che hanno calpestato le pietre dove ora noi passiamo. Scopriamo che questa zona è piena di castelli e antiche leggende. Appena sotto il castello, ci sono i tetti color arancio di Letino. Il paese aggrappato alla roccia, si affaccia su un’immensa valle profonda, dalle mille tonalità di verde intenso. Lì, incastonato tra i pendii dei monti, c’è una piccola conca dalla forma allungata, l’acqua color smeraldo, è il lago di Letino.
Procediamo seguendo la nostra mappa segnata, dall’alto ci appare una limpida macchia azzurra, tutt’attorno i fitti alberi formano come un manto di velluto. Ci avviciniamo alla diga, imbocchiamo una stradina di terra sconnessa, l’erba è alta e tantissimi sono i fiori che ci circondano. Il cielo si inspessisce di nubi che sfumano i colori. Da vicino il lago Gallo è un velo di argento liquido che brilla nella luce grigia. Manuele da sotto l’ombrello scatta decine di foto, intrappolando uno di quei momenti imperfetti e unici che amo.
Dopo una piccola sosta ci dirigiamo verso il borgo di Prata Sannita, ai suoi piedi scorre il fiume Lete. Sotto un piccolo arco romano “a schiena d’asino” eccolo il fiume Letè, che nel paradiso di Dante cancella la memoria dei peccati compiuti. L’acqua si insinua tra le rocce scavando un percorso che zampilla di riflessi dorati nel sole del primo pomeriggio. Il fiume crea una piccola curva attorno allo spesso tronco di un vecchio albero ricoperto di edera. Su una grossa foglia di un ramo piegato verso l’acqua c’è una libellula che apre le sue ali nere, sembra la regina delle fate.
È il luogo perfetto per fate e folletti, chissà che non si faccia vivo Mazzamurello, il folletto che abita i luoghi di montagna del centro e sud Italia. Sarebbe bello incontrare il messaggero del mondo incantato, se sentiremo un rumore come di un bastone che picchia su un muro, sapremo che un tesoro è vicino. Persa nei miei pensieri guardo in alto verso il paese arroccato che risale la montagna, bello come una foto scolorita dagli anni che fuggono via. Risaliamo fino al castello e ci addentriamo attraverso l’arco di pietra e, una volta superato, la linea del tempo sembra spezzarsi.
Una stradina bianca si immerge nel cuore del paese, seguiamo un corrimano rosso scendendo le scale, in una nicchia scavata nella pietra ci sono dei fiori scarlatti. Ci addentriamo tra cunicoli che perforano la montagna, sopra di noi si stendono spesse travi di legno scuro. Un vicoletto stretto risale il pendio, tra le casette basse dalle tegole di mille sfumature marroni.
Su per la stradina procedono lente due donne, con le buste della spesa in mano, si riposano un attimo sotto il vecchio lampione e poi spariscono dietro un arco di pietra. Un grosso rampicante ricopre interamente le mura delle case sulla sinistra, da un balconcino pendono fili di panni stesi al sole. Inseguiamo i gatti che ci fanno scoprire vicoli bui nascosti. Incontriamo cancelletti ormai arrugginiti che si aprono su case abbandonate e misteriose, con le porte antiche e le finestre verdi e bianche screpolate dal tempo. Ci sentiamo sospesi in un mondo che oscilla tra ieri e oggi.
Una vecchia signora è seduta sul pianerottolo di casa, è intenta a raccontare una storia alla sua nipotina. Quanto vorrei ascoltare le vecchie storie di questo paese, salutiamo con un sorriso e andiamo via, ma con l’orecchio teso cerco di rubare un pezzetto del racconto di un posto che niente è riuscito a cambiare.
Guarda gli scorci di Prata Sannita:
Matese con i bambini consigli utili: Il territorio
Il Parco Regionale del Matese si estende tra la Campania e il Molise, comprende paesaggi affascinanti e selvaggi per escursionisti esperti e zone verdi dove fare tranquille passeggiate. Le principali montagne sono i monti Miletto, Gallinola e Mutria. Il Monte Miletto, situato sul versante molisano, arriva a 2050 metri di altezza sul livello del mare.
Ci sono tre laghi, il lago Matese (1011 metri sul livello del mare) il lago Gallo e il lago Letino, questi due ultimi sono nati grazie ad una diga costruita lungo il fiume Lete e il fiume Sava. I fiumi che scorrono lungo questo parco sono il Sava, il Tammaro, il Lete e il Titerno, questi due ultimi sono affluenti del Volturno. Il fiume Lete, famoso per le sue acque minerali, scorre per 20 chilometri. La sua sorgente è situata nella pianura delle Secine, attraversa i borghi di Prata Sannita, Pratella e Ailano, prima di immettersi nel Volturno.
Il territorio carsico presenta gole, inghiottitoi, grotte e corsi d’acqua sotterranei. La flora è ricca di faggete, cipressete castagneti e tante altre piante anche rare. Bellissima è la Cipresseta di Fontegreca, con alberi alti 30 metri, è attraversata dal fiume Sava che crea delle piccole cascate e piscine naturali di acqua cristallina. Le vette sono popolate di aquile, falchi, lupi, gatti selvatici, cinghiali e tante altre specie di animali come anfibi e rettili.
Nella zona ci sono borghi meravigliosi come Prata Sannita, Gioia Sannita, Letino e tanti altri. Ogni borgo ha il suo castello e ogni castello è ricco di antiche storie. I paesi sono perfettamente conservati, sembra che il tempo non sia passato. Qui si sono scontrati Romani e Sanniti, sono nate leggende di castelli, streghe e amori contrastati.
Nella zona del Matese che si estende verso il Molise si incontrano affascinanti siti archeologici di grande rilievo.
Appena fuori dal Parco del Matese c’è il Parco del Grassano, che si trova a San Salvatore Telesino, un posto fatato che merita sicuramente una tappa. Qui tra acque basse e splendenti si può fare un picnic e arrostire la carne nei barbecue, andare in canoa o rilassarsi sul prato. Purtroppo è vietato fare il bagno, peccato. In ogni caso il posto non può lasciare indifferenti.
I simboli del Parco del Matese sono tre: le spettacolari montagne, i castelli e… il Dinosauro. Si perché tutta la zona un tempo, circa cento milioni di anni fa, si trovava sott’acqua. Oggi il sito geo-paleontologico di Pietraroja (provincia di Benevento) è luogo di importanti ritrovamenti di fossili, tra cui l’incredibile fossile di un piccolo dinosauro, probabilmente appena nato, chiamato simpaticamente Ciro.
Per tutte le altre informazioni consulta il sito www.parcoregionaledelmatese.it
Come arrivare al Matese con i bambini
Il lago Matese dista circa 1 ora e 40 minuti da Napoli. Per arrivarci e girare all’interno del parco è necessaria l’auto. Dall’autostrada E45 bisogna prendere l’uscita Caianello e poi proseguire verso Castello del Matese e San Gregorio Matese. Da qui si arriva facilmente al lago Matese. C’è poi un’unica strada che dal Lago Matese passa per il Lago di Gallo e di Letino (SP273, poi Sp89). Da qui si scende dal versante opposto e si arriva facilmente a Fontegreca e Prata Sannita
Una sosta per un picnic al Lago Matese con i bambini
Per la nostra sosta picnic abbiamo scelto l’Agriturismo La Falode, tutta la zona attorno è molto bella, c’è un grande prato dove troverai l’area picnic con tantissimi tavoli in legno e barbecue. Si paga 7 euro per il parcheggio e 13 euro per il tavolo con barbecue. Volendo si può acquistare a parte la griglia, le carbonelle e la carne per il barbecue, inoltre vendono molti loro prodotti. Non è necessario prenotare perché ci sono tantissimi tavoli e l’area è molto grande. Ci sono giochi per i bambini, tanti animali, c’è la possibilità di andare a cavallo e fittano le bici per fare una passeggiata, magari al lago. Se poi vuoi sostare una notte hanno anche camere e ristorante, ma non possiamo consigliarti in base alla nostra personale esperienza.
Lago Matese
Il lago presenta una zona centrale dove l’acqua è limpida e ci sono prati verdi dove sedersi in tranquillità, ma se vuoi vedere le rane e gli uccelli acquatici, devi scendere lungo la prima stradina a destra (almeno noi lì ne abbiamo viste tantissime). La stradina sterrata ti porterà dopo pochi metri in riva al lago. Se puoi porta con te un binocolo e una macchina fotografica, per carpire il grande splendore di flora e fauna del luogo.
Prata Sannita
Il borgo più bello che abbiamo visitato è Prata Sannita, un agglomerato di case antiche e bellissime che risalgono la montagna. Unico neo, le stradine piene di scalette appese. Ai piedi del borgo scorre il fiume Lete, in questo scenario fiabesco potrai fare una bella passeggiata. Oltre il ponte si trova un piccolo bar con dei giochi per i bambini, che però la domenica pomeriggio potrebbe essere pieno di gente. In ogni borgo abbiamo visto almeno un parco giochi e se vuoi mangiare un gelato insieme ai tuoi bambini in tutta tranquillità, dirigiti verso la parte superiore, ovvero la zona nuova della città. Nella piazzetta ci sono due bar dove sedersi all’aperto.
Letino
Letino pur essendo un borgo non molto grande e poco popolato, vale una visita per la sua posizione che regala una vista mozzafiato. Il borgo di Letino è infatti il più alto del Parco del Matese, ti consigliamo perciò una passeggiata al castello per una bellissima foto.
Matese con i Bambini piccoli e i nonni
Tutte le zone che abbiamo visto, a parte forse Prata Sannita (per via delle stradine acciottolate, in pendenza e con scale), sono accessibili a tutti. Perlopiù si arriva sempre con la macchina vicino e si parcheggia facilmente. Ci siamo concessi semplici passeggiate per nulla impegnative. Il posto è bellissimo e ha ampie zone dove anche i bambini piccoli possono correre e gattonare in libertà.
Cliccando qui puoi leggere la nostra esperienza autunnale a Piana delle Pesche, sempre nel Parco regionale del Matese.