Ho pensato a mio padre quando ho letto la storia di Ursula Pannwitz, sulla sua bottega si poteva leggere spesso un cartello con su scritto “chiuso per tramonti“. Così fa mio padre quando il sole cala, chiude la porta del negozio, attraversa la strada e guarda il sole che si immerge nel mare. Come perdersi una tale meraviglia che ogni giorno riserva nuove sfumature!? Ursula lo sa bene, è una donna speciale che ha lasciato la Germania in un momento difficile e si è innamorata del meraviglioso borgo di Casertavecchia, decidendo di trasferirsi qui.
La Casa delle Bifore
La città di Casertavecchia pare sia abitata da fate e folletti. Le leggende della città sono state per Ursula fonte di ispirazione e così ha preso in affitto una chiesa del XI secolo e l’ha trasformata nella Casa delle Bifore (bifore ovvero finestre). In questo laboratorio artigianale hanno preso vita gli spiritelli. Essi sono nati da antichi vasi dove un tempo si cuocevano i fagioli e il ragù, su cui Ursula ha dipinto le faccette buffe dei folletti benevoli che vivono tra i vicoli della città. Fino a qualche anno fa vicino alla Casa delle Bifore bastava infilare una monetina per compiere un piccolo incantesimo. Le antiche bellissime finestre si illuminavano e partiva una musica, come se gli spiritelli salutassero da lassù. Ora dopo la morte di Ursula la casa è chiusa, ma la magia continua ad aleggiare tra queste strade. Gli spiritelli abitano ancora le botteghe degli artigiani locali e negli occhi delle persone del posto c’è tanta nostalgia di questa donna eccezionale.
Alla ricerca degli spiritelli di Casertavecchia con i bambini
Devo ammettere che noi pur vivendo in Campania non sapevamo nulla di questo borgo, è stata una bellissima scoperta. E siccome vogliamo scoprire tutti gli angoli nascosti e meravigliosi della Campania, abbiamo deciso di andare a scoprire gli spiritelli di Casertavecchia con i bambini. Appena mettiamo piede sulla strada che sale verso Casertavecchia sento salire in me quella sensazione che provo solitamente quando mi trovo in un borgo antico che trasuda storie e leggende. Le mura, le tegole dei tetti, la torre del castello, hanno mille vecchie storie da raccontare. Sono tanti gli oggetti bizzarri che ci saltano all’occhio, statue di gufi, altalene che pendono dai balconi, vasi con su dipinte faccine che ci sorridono. Tante sono le piante e i fiori che adornano in modo fantasioso gli ingressi. In primavera deve essere una tavolozza di colori fioriti.
Risaliamo il primo vicolo incontrato e vediamo una vecchia insegna di legno con su scritto “Bottega dello Spiritello”. Entriamo e tanti spiritelli ci danno il benvenuto. Davide e Manuele ne scelgono due, al loro interno troviamo un biglietto con la leggenda. Dentro questi cocci, realizzati in varie dimensioni, per tradizione si mette un biglietto con su scritto il proprio desiderio. Lo spiritello portafortuna avrà cura del desiderio e si spera si avvererà. Provare per credere.
Il Duomo di Casertavecchia e la leggenda delle Fate
Continuiamo la nostra esplorazione di Casertavecchia con i bambini. Risalendo ancora le strade di pietra ci troviamo di fronte al suggestivo campanile del Duomo di Casertavecchia, chiamata anche Chiesa di San Michele Arcangelo. Un’altra leggenda abita questo posto. La storia dice che siano state le fate che abitano i vicini monti Tifatini a portare le colonne romane (appartenute ad un edificio romano che si trovava nell’odierna Maddaloni) dalla pianura fino a lì, per permettere ai casertani di costruire il duomo. Il duomo con la sua cupola di arte araba è bellissimo. Continuiamo a camminare tra i meravigliosi vicoli e ci sembra quasi che una fata o uno spiritello ci stia guardando da dietro uno dei comignoli delle antiche case.
Il fantasma di Siffridina
Le leggende misteriose non sono finite, perché si dice che nella torre normanna del castello abiti il fantasma di una donna, Siffridina.
La contessa Siffridina era la madre del conte Riccardo che sposò Violante, la figlia di Federico II di Svevia. Quando Federico II morì il figlio di Siffridina Riccardo continuò a regnare a Casertavecchia e il nipote Corradello dopo di lui.
Poi i d’Angiò presero le redini del Regno di Napoli. Siffridina non amava il re e spinse il nipote a ribellarsi, ma il re Carlo la fece catturare e la condannò al carcere a vita.
Siffridina fu sottratta al suo amato paese Casertavecchia e scontò la sua lunghissima prigionia nel Castello Svevo di Trani in Puglia. Dopo la sua morte gli abitanti dei Casertavecchia dicono di aver visto lo spirito della contessa vagare nella torre, finalmente tornata a casa.
Le origini di Casertavecchia
Casertavecchia (frazione di Caserta) è un borgo medievale che sorge alle pendici dei monti Tifatini a circa 401 metri di altezza e a 10 km di distanza in direzione Nord-Est da Caserta. Il nome Caserta deriva da “Casahirta” (dal latino casa che significa villaggio e hirta che significa aspra).
In seguito alle incursioni saracene e alle devastazioni di Capua, gli abitanti e il clero delle zone circostanti si trasferirono a Casertavecchia, un luogo più sicuro perché protetto dalle montagne.
Come arrivare
Se viaggi in treno, una volta giunti alla stazione di Caserta, prendi l’autobus 103 che parte dal piazzale antistante la stazione, ti porterà all’antico borgo. Il mezzo sicuramente più comodo è l’auto. Sia che tu arrivi da Nord che da Sud sull’autostrada del Sole, l’uscita autostradale migliore e quella di Caserta Nord. Una volta presa l’uscita, prendi la SS7 e segui le indicazioni per Casertavecchia.
Casertavecchia con i bambini piccoli
Seppure non sia comodissimo, si può visitare Casertavecchia con il passeggino, ci sono alcune salite ma poche scale.
Cosa e dove mangiare a Casertavecchia con i bambini
Nel borgo sono presenti bar e ristoranti, dove troverai tanti ottimi prodotti locali, come la Paposcia, un mezzo saltimbocca, molto simile ad una pizza stretta e lunga. Noi ti consigliamo di fare una sosta al bar ‘A Marchesina, dove troverete dolci tipici, fatti in casa dalla proprietaria. Poco prima di carnevale troverai il tipico migliaccio o una bella crostata con marmellata di fichi e mandorle e una torta di prugne e noci.
Ora devo lasciarti che il sole sta per tramontare, a presto.