Siamo giunti sulla punta estrema della Calabria, le temperature salgono sempre più. Imbocchiamo una strada interna e ci dirigiamo verso l’Aspromonte a scoprire uno dei suoi paesi fantasma. L’asfalto chiaro e polveroso avvolge le scabre, solitarie montagne. Lungo il cammino echeggia solo l’eco dei nostri passi. Un silenzio che accarezza l’anima e lascia correre veloci i pensieri. Questo luogo spesso dimenticato custodisce grandi tesori. Montagne e rocce dalle strane forme, talvolta gigantesche come la Pietra Cappa nella Valle delle Pietre, uno dei più grandi monoliti d’Europa. Dietro una roccia si può vedere spuntare all’improvviso uno dei borghi abbandonati dal fascino misterioso. Pentedattilo è uno di quei borghi dell’Aspromonte che ci ha stregato.
Pentedattilo
Pentedattilo è un borgo sbiadito dal tempo, aggrappato ad aspre montagne, sul Monte Calvario. Le case, consumate dagli anni, sono ancorate a spuntoni di roccia le cui ombre creano tetre presenze allungandosi nel tramonto. Le cinque punte rocciose, che come feroci artigli vengono su dalla terra, danno il nome al paese.
La leggenda narra siano le cinque dita della mano del barone che causò la strage degli Alberti, perché ossessionato dall’amore per Antonia, promessa ad un altro. Si dice che al tramonto la mano si tinga del colore del sangue degli Alberti e che quando il forte vento in inverno attraversa la montagna, si sentano le urla del barone. Qualcuno racconta anche che nelle notti di luna piena si possano ascoltare i lamenti delle vittime in cerca di vendetta. Attorno al borgo si stende un’atmosfera misteriosa, desolata, penetrante. Le rocce che sorgono tra le case abbandonate sembrano assumere le sembianze di fantasmi di un tempo perduto. Non un cigolio di porta, non una risata di un bambino che rincorre la palla, non rumore di passi sulla strada. Nessuna luce intermittente e bluastra della TV che si riflette nelle finestre, nessun chiacchiericcio delle donne anziane sull’uscio. Solo silenzio.
Il borgo di Pentedattilo fu abbandonato dopo un terremoto nel 1783. A metà degli anni sessanta del XX secolo il paese fu completamente abbandonato fino ai primi anni ’80, quando fu riscoperta da giovani ed associazioni. Iniziò così un lento cammino di recupero ad opera di volontari provenienti da tutta Europa. Oggi artigiani locali hanno aperto alcune botteghe per la vendita dei propri prodotti. Ci sono botteghe del legno, del vetro e ceramica, è presente un ristorante e un museo delle tradizioni popolari. Il borgo pian piano sta rinascendo a nuova vita. Restiamo lì abbastanza da assorbire l’atmosfera fosca, minacciosa, terribilmente affascinante del luogo. Ci lasciamo trasportare dall’eco delle sue leggende e tendiamo l’orecchio per afferrare i sussurri del vento che ci narrano non il passato, ma il futuro.
Come arrivare
La strada per arrivare a Pentedattilo non è difficile, solo l’ultimo tratto si restringe un po’. Se hai la macchina non avrai problemi, se vieni in camper basta fare attenzione e si arriva facilmente.
Questo borgo non è facilmente visitabile con il passeggino o sedia a rotelle.